Cari fratelli e sorelle,
stiamo vivendo la notte santissima della risurrezione del Signore. Questa celebrazione è la madre di tutte le veglie e il cuore della nostra fede, della vita cristiana. Attraverso il simbolo del cero pasquale, della luce di Cristo, la proclamazione della storia della salvezza attraverso le pagine dell’antico e nuovo testamento, attraverso il preconio pasquale, il canto dell’exsultet, attraverso l’annuncio del Vangelo e il canto dell’alleluia, viene attualizzato l’incontro con il Signore Gesù risorto.
Il tema della risurrezione del Signore è il tema centrale della nostra vita cristiana, senza la risurrezione del Signore non c’è vita cristiana, non ci sono le ragioni della vita. A volte noi sacerdoti, predicatori ci troviamo in un’alternanza di tacere questo evento straordinario o anche di banalizzarlo. Ebbene questa notte vogliamo affermare con gioia e con tutto l’amore di cui siamo capaci la speranza di noi cristiani, cioè che Gesù è risorto. Gesù dopo essere passato attraverso la passione, la morte, ora è vivo, ed è in mezzo a noi, qui questa notte, ma ogni giorno della nostra esperienza quotidiana. Ma questo è anche un grande mistero che non tutti comprendono che non tutti vogliono comprendere chiudendosi alla speranza, alla vita.
Nel Vangelo abbiamo ascoltato delle donne che di buon mattino vengono dal buio, quello dello sconforto, e si recano al sepolcro del Signore. Erano rassegnate al destino dell’umanità, vanno per ungere una salma. E’ l’estremo tentativo dell’uomo di ribellarsi al destino: l’imbalsamazione è celebrare la morte. Ma ecco la strabiliante novità. La pietra è rotolata, la tomba è vuota, le bende sono sistemate con ordine e un giovane con una veste bianca che spiega il senso di ciò che accade: “Non abbiate paura. Voi cercate Gesù, il crocifisso. E’ risorto non è qui”. Il signore risorto non apparirà davanti agli occhi delle donne con tutta la sua gloria. E anche a noi oggi sono riservati soltanto dei segni. Maria di Magdala, le donne, Pietro e Giovanni vedono tante cose, tranne quello che speravano di vedere: Gesù. La loro, come la nostra, è una fede che scaturisce da una contraddizione, i segni del fallimento vengono capovolti e diventano così segni di vittoria. La pietra del sepolcro rotolata via e le bende non imprigionano più il corpo del Signore. Ecco che l’assenza di Gesù nel sepolcro diventa la presenza di Gesù nella nostra vita. Questa lettura non è immediata, come non lo è stato nemmeno per Pietro e per Giovanni. Il testo evangelico ci ricorda che non avevano ancora compreso la scrittura, non avevano ancora capito che quel momento era stato preparato da Dio lungo secoli di storia. La fede nella risurrezione nasce dalla familiarità con le sacre scritture e con Gesù stesso, ed è testimoniata dagli apostoli e dagli altri testimoni della risurrezione. Una testimonianza difficile, tentennante, timorosa, fatta con pudore e a volte con paura come quella delle donne, e come quella nostra. Per giungere alla fede pasquale occorre un lungo cammino, una lunga conversione della mente e del cuore. Un cammino lento e graduale che ci mette in sintonia con Gesù e trasforma il nostro cuore, proiettandoci in una vita nuova. Anche i santi, veri testimoni della resurrezione, Paolo, Francesco d’Assisi, Teresa d’Avila, Ignazio da Loyola e tanti altri, hanno sperimentato che la vita vecchia, dell’uomo vecchio, non si può buttare fuori dalla finestra, ma accompagnarla alla porta un gradino alla volta. La nostra conversione, che ci porta nella lettura e comprensione della parola Dio, ad incontrare il Signore risorto e a vivere da risorti. E poi sotto questa luce vengono lette tutte le altre situazione della nostra esistenza. Ciò che manca oggi a noi è proprio questa fede forte, certa, stabile nella risurrezione di Gesù, perché poi dalla luce della risurrezione nasce la speranza, si possono leggere tutti gli avvenimenti lieti e tristi, si guarda oltre la morte, anche oltre la nostra morte. Questo sera dobbiamo chiedere al Signore che rafforzi la nostra fede e ci aiuti ad incontrarlo nei segni poveri, nei segni sacramentali, che ci aiuti ad incontrarlo e a rimanere sempre con noi nella nostra esistenza quotidiana.