Sabato 8 giugno è stata celebrata la veglia diocesana di Pentecoste, presieduta dal vescovo. La veglia è un importante momento d’incontro per la chiesa locale e di preghiera comunitaria che riunisce i vari movimenti ecclesiali, associazioni, parrocchie e i fedeli, in segno di unione e di preghiera comune, perché la Pentecoste sia seme di accoglienza e fraternità, nell’unità tra diversità di carismi e doni a servizio della Chiesa.
Con l’accensione, sul sagrato della Cattedrale, del fuoco attinto dal cero pasquale, segno e simbolo del Cristo risorto, ha avuto inizio la liturgia, proseguita con l’accensione delle sette lampade di colori diversi, simbolo dei sette doni dello Spirito Santo, e quindi delle candele dei fedeli, quale segno di luce e fuoco d’amore per il mondo. E’ seguita la processione d’ingresso in cattedrale dove la veglia è proseguita con la liturgi della parola di Dio, con canti e invocazioni allo Spirito Santo, l professione di fede e l’aspersione dell’assemblea.
Momento centrale della veglia è stata la consegna della Esortazione Apostolica post sinodale di Papa Francesco: “Cristo vive”, perchè la chiesa diocesana “colma dello Spirito Santo sia sempre giovane e si lasci interrogare e stimolare dalla sensibilità dei giovani”.
Una consegna il materiale del testo e un affidamento d’impegno e consapevolezza che il vescovo ha fatto a due sacerdoti, a due religiosi, a due bambini, ad un uomo e una donna, a due anziani e a due giovani. Un affidamento a tutte le comunità parrocchiali del progetto-sogno di Papa Francesco su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” che costituirà per il prossimo futuro la magna charta della rinnovata pastorale giovanile e vocazionale nelle diverse comunità ecclesiali.
“Con la discesa dello Spirito Santo, Gesù affida la missione a quelli che erano con Lui – ha detto il vescovo nell’omelia – e sarete testimoni e annunciatori del Vangelo”.
Ha poi ricordato l’esortazione apostolica scritta: “con uno sguardo di amore di predilezione per i giovani, la loro condizione di particolare fragilità e condizione di inferiorità in cui sono tenuti dalle nostre società, soprattutto in riferimento alla fede, che viene celata, soverchiata dal mondo materialista, individualista, edonista e arrivista”. Ed ha citato poi la conclusione dell’esortazione: “Cari giovani, sarò felice nel vedervi correre più velocemente di chi è lento e timoroso. Correte «attratti da quel Volto tanto amato, che adoriamo nella santa Eucaristia e riconosciamo nella carne del fratello sofferente. Lo Spirito Santo vi spinga in questa corsa in avanti. La Chiesa ha bisogno del vostro stando, delle vostre intuizioni, della vostra fede. Ne abbiamo bisogno! E quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza di aspettarci”.