Dopo l’apertura della porta santa nella Cattedrale di Terni e quella nella cappella della casa circondariale di vocabolo Sabbione, alla vigilia della festa di san Valentino e nella giornata mondiale del malato l’11 febbraio, il vescovo Giuseppe Piemontese ha aperto la terza porta giubilare nella diocesi presso la cappella dell’ospedale “Santa Maria” di Terni, quale segno di “una misericordia globale” e di particolare attenzione per coloro che vivono momenti di difficoltà e di malattia nell’ospedale, vero e proprio “luogo della misericordia”.
«Una porta Santa nell’ospedale per una cura di misericordia e di pace per quanti sono ospiti per brevi o lunghi giorni in questo luogo di sofferenza, ma anche di umanità e di speranza – ha detto il vescovo nell’omelia -. Papa Francesco paragona la Chiesa ad un ospedale da campo. Questo è semplicemente un ospedale a presidio della malattia e della sofferenza ordinaria e la Chiesa vuole affiancarsi a questa struttura e a tutti gli operatori per completare l’opera che voi compite nella cura delle malattie e del corpo per donare speranza e riprendere la vita quotidiana».
L’apertura della porta della Misericordia è un segno di attenzione ai malati e al mondo sanitario. Un Anno Santo di misericordia per sperimentare il perdono di Dio, la sua vicinanza soprattutto nei momenti di maggiore bisogno. La cappella dell’ospedale rappresenta in questo anno santo una casa di misericordia per tutti, un luogo di speranza e uno spazio di consolazione per tutti i familiari che sono accanto alle persone malate, per dare sollievo nella sofferenza nella fede. «Oggi celebriamo la festa della misericordia, del perdono – ha aggiunto il presule -. Misericordia è il perdono donato a chi è debitore verso di noi, dopo aver sperimentato a nostra volta la gioia del perdono di Gesù. La misericordia ha a che fare col cuore, quale sede dei sentimenti, ma anche con i miseri, i bisognosi, cioè gli altri che si pongono di fronte al nostro cuore in dialogo di reciprocità, chiedendo e donando, in senso simbolico, ma anche in senso materiale».
«Mentre siete qui perché malati, per curare la malattia, per assistere o visitare familiari o amici ammalati, abbiate un pensiero di fiducia e di speranza. Gesù è qui e vi attende. Lui ha curato i malati. Coraggio, non lasciamoci schiacciare dal male che ci opprime, ma che questo luogo sia, come ultimamente ha detto Papa Francesco: un tempio di scienza e di preghiera. È tanto importante curare la malattia, ma soprattutto lo è prendersi cura del malato. Può succedere che, mentre si medicano le ferite del corpo, si aggravino le ferite dell’anima, che sono più lente e spesso difficili da sanare. Tanta gente, tanti malati hanno bisogno che si dicano loro parole, che si diano carezze, che diano loro forza per portare avanti la malattia o andare incontro al Signore. Hanno bisogno che li si aiuti a fidarsi del Signore. Sono tanto grato a voi e a guanti servono gli ammalati con competenza, amore e fede viva. Chiediamo la grazia di riconoscere la presenza di Cristo nelle persone inferme e in coloro che soffrono e donare quell’amore animato dalla fede ci fa chiedere per loro qualcosa di più grande della salute fisica: chiediamo una pace, una serenità della vita che parte dal cuore e che è dono di Dio, frutto dello Spirito Santo che il Padre non nega mai a quanti gliela chiedono con fiducia».
La liturgia ha avuto inizio nell’atrio centrale del terzo piano con l’incontro del personale sanitario, malati e accompagnatori, il sindaco Leopoldo Di Girolamo, il prefetto Angela Pagliuca e le autorità militari con il vescovo. E’ seguito il pellegrinaggio a piedi fino al sesto piano per raggiungere la cappella “S. Maria” per l’apertura della porta della Misericordia e la celebrazione eucaristica. Al termine una processione con il Santissimo Sacramento attraverso i reparti dal 6° e 5° piano.