Un saluto deferente alle Autorità, ai sacerdoti, agli ospiti di Civitavecchia, ai rappresentanti della Comunità ecclesiale di Civitavecchia, alle varie associazioni ed Enti che organizzano questa festa.
Un caro e affettuoso saluto agli Amerini, specie a coloro che sono intervenuti alla celebrazione.
La festa della Patrona Santa Fermina, momento in cui si celebra l’identità civile e cristiana della città, per il quale Fermina è iniziatrice e fondamento, ma anche della nostra Diocesi che la venera Patrona insieme ai Santi Valentino e Giovenale.
Fermina nacque a Roma nel 272 d.C., figlia di Calpurnio Pisone, prefetto della Città Eterna. Convertitasi al cristianesimo giovanissima, a 15 anni dovette fuggire per scampare alla persecuzione dei cristiani da parte degli imperatori Diocleziano e Massimiano. Si imbarcò lungo il Tevere per arrivare a Centumcellae (l’odierna Civitavecchia). Durante la navigazione si imbatté in una violentissima tempesta, e leggenda vuole che fu lei, inginocchiandosi e pregando Dio, a calmarla. I marinai che assistettero al prodigio la dichiarano subito santa, protettrice dei naviganti. A Centumcellae rimase due anni in una grotta, predicò il Vangelo nel porto.
Rimessasi in viaggio, arrivò ad Amelia, dove fu sorpresa dalla persecuzione e martirizzata.
La sua fede fu così incrollabile che convertì uno dei suo carnefici, Olimpiade, che diventerà anche lui Patrono di Amelia. Morì il 24 novembre del 304, ed i suoi resti vennero prima seppelliti in gran segreto dai cristiani di Amelia, poi ritrovati nell’870 e deposti nella Cattedrale tra i colli amerini.
Non conosciamo le ragioni che spinsero Fermina a fermarsi in Amelia: certamente fu per disegno di Dio, per portare a questa città il Vangelo. Innamorata di Gesù Cristo e della sua verità e pur di non tradire il suo amore e la sua fede, ha donato la vita.
Una vita cristiana, di fede, amore, fedeltà, che subito è diventata fondamento di questa chiesa.
La ricorrenza annuale della sua festa non può tradursi solo in memoria di tradizioni passate o di folklore. Deve essere occasione di verifica della nostra fede, che poggia sul martirio di S. Fermina. Occasione per dare nuovo impulso ad una vita impostata attorno alla fede e motivata dalla fede.
Nella seconda lettura abbiamo ascoltato il monito di san Paolo, il nucleo della fede cristiana: “Figlio mio, ricordati di Gesù Cristo: Gesù-salvatore, Messia che da compimento alle promesse, nel cuore e nella memoria di ciascuno di noi. Risorto dai morti: vivo ancora oggi, dopo aver donato la sua vita nella passione per noi.
Discendente di Davide, come io annuncio nel mio Vangelo: Gesù risorto vero uomo nella linea regale di Davide
Per il quale soffro fino a portare le catene come un malfattore. Ma la Parola di Dio non è incatenata!”
Fratelli, la La Parola di Dio non è incatenata ed è arrivata a noi per mezzo di san Paolo, santa Fermina e tanti altri cristiani santi di questa città.
E oggi siamo qui per riascoltare questa Parola, in compagnia di Santa Fermina, e verificare la sua consistenza in noi.
Valutiamo la solidità della nostra Religione, cioè la relazione con Dio; valutiamo la nostra fedeltà a Cristo, al suo Vangelo, per il quale la nostra religione assume una qualifica e definizione precisa come cristiani, discepoli di Gesù Cristo; e infine verifichiamo la nostra fedeltà e ascolto della Chiesa, prolungamento nella storia di Gesù Cristo.
I vostri padri hanno costruito questa cattedrale, segno e testimonianza della fede in Gesù.
E noi, la nostra generazione oggi è in grado costruire cattedrali di carità o almeno di conservare e utilizzare al meglio questa cattedrale per alimentare la fede degli odierni Amerini e celebrare solennemente i santi misteri?
In questi mesi alcuni fatti particolari hanno arricchito questa comunità.
Abbiamo inviato un nuovo parroco nella chiesa di san Francesco, anzi una comunità religiosa: la Società Divine Vocazioni. Abbiamo rinnovato e insediato il nuovo Capitolo della Cattedrale; si stanno ultimando i lavori di restauro della Cattedrale. Come pure, a cura della Diocesi, si è posto mano al consolidamento della chiesa di sant’Agostino e al completamento e della cittadella della carità; si è inaugurato l’Emporio della solidarietà…
Queste sono anche le vostre opere-segno della carità, che dovete alimentare e sostenere, quale risposta di fede e di operosità di una comunità cristiana e civile.
Padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, in una riflessione-bilancio dell’Anno Santo richiama ad operare un restauro dell’immagine di Dio. “Un’opera essenziale della Chiesa nei confronti della misericordia, da portare avanti anche una volta terminato l’anno giubilare – ha sottolineato – è quella di cambiare, nel cuore degli uomini, l’immagine che essi hanno di Dio. Una delle cause, forse la principale, dell’alienazione dell’uomo moderno dalla religione e dalla fede è l’immagine distorta che esso ha di Dio. Questa è anche la causa di un cristianesimo spento, senza slancio e senza gioia, vissuto più come dovere che come dono, per costrizione, anziché per attrazione”.
Due prospettive importanti si propone la nostra comunità diocesana per il prossimo futuro:
– Incontriamo Gesù! Il programma di evangelizzazione della Chiesa Italiana per tornare a fare insieme un pellegrinaggio verso Gesù, al quale ispirare tutte le nostre scelte e la vita quotidiana. Approfondiremo questo aspetto in alcuni incontri nelle parrocchie, dei Consigli pastorali e delle Foranie, come pure nell’Assemblea ecclesiale diocesana che celebreremo a marzo 2017.
– Promuovere le comunità pastorali: non più singole parrocchie, rinchiuse nella propria piccola realtà, ma più parrocchie coordinate in comunità pastorali in comunione sotto la guida dei sacerdoti e diaconi, che il Signore invia. Nel nostro territorio troviamo le Comunità Pastorali di
– Amelia centro (San Francesco, S. Agostino, San Massimiliano Kolbe
– Monticelli, Fornole, Montecampano
– Foce, Capitone, Macchie, Sanbucetole, Frattuccia, Collicello, Zincarini,
La festa di quest’anno a conclusione dell’Anno Santo deve segnare l’inizio della ripartenza spirituale e morale della nostra comunità avendo come architrave la Misericordia.
Papa Francesco ha scritto per tutti gli uomini, cristiani e non, una lettera per indicare il cammino di misericordia dei prossimi anni: “Misericordia et misera”.
Tutta la vita umana e cristiana è circondata e preceduta dall’amore del Padre nel quale ognuno trova sempre perdono e affetto.
“Non è la parola fine che vogliamo scrivere, ma incidere nella mente e nella memoria della Comunità le parole gratitudine, ringraziamento, ritorno, conversione, perdono, Alleanza, amicizia, nuovo inizio, speranza, opere di misericordia, comunione, missione”.