Quest’anno abbiamo voluto porre al centro dell’attenzione della comunità cittadina ed ecclesiale il tema dei giovani. Scelta dettata dalla riflessione, particolarmente viva negli ultimi tempi.
Il Sinodo dei vescovi, convocato da Papa Francesco e celebrato nel mese di ottobre 2018, ha raccolto le preoccupazioni e le speranze di vescovi, giovani, religiosi di tutto il mondo in riferimento alla condizione dei giovani e alla pastorale giovanile.
La visita pastorale, che sto facendo da due anni alla Diocesi, mi dà la possibilità di incontrare le comunità cristiane, la gente, le Istituzioni, le associazioni e in particolare i giovani, gli studenti.
Ho avuto modo di interessarmi ai giovani nelle parrocchie visitate e negli incontri con gli studenti delle scuole superiori.
Nelle scuole ho notato giovani interessati ai temi della scuola, cultura, della società, della religione e del lavoro. Nel dialogo con loro ho intravisto la loro proiezione e slancio nel futuro, ma anche la preoccupazione per le incertezze occupazionali nel nostro territorio e anche in Italia. De resto il grande numero di giovani che lasciano il territorio ternano per altre regioni o per l’estero è preoccupante (nel 2016 sono emigrati circa 600 giovani). Se poi si considera l’inverno demografico che colpisce l’Italia e specie la nostra regione, fenomeno foriero di sterilità generalizzata e dell’avvento di una società di vecchi, non c’è che da essere preoccupati.
Nelle parrocchie, tolte alcune lodevoli eccezioni, ho notato grande difficoltà di aggregazione e di partecipazione da parte dei giovani. Molte sono le domande che ci poniamo: sono i giovani che si sono allontanati dalla Chiesa, hanno altri interessi o siamo noi adulti a non riuscire più ad attraversare il ponte temporale, generazionale, informatico, che ci unisce alle generazioni nuove?
Abbiamo preso in mano le riflessioni del documento conclusivo del Sinodo dei giovani e abbiamo voluto metterci in ascolto delle domande espresse e inespresse dei giovani. Stiamo interrogando i giovani in maniera diretta e attraverso un contest-concorso, lanciato in occasione della festa di san Valentino. Come Chiesa vogliamo avviare un tempo di particolare attenzione ai giovani, perchè con umiltà e attenzione, possiamo comprendere, aprire spazi, ascoltare, dialogare e condividere gioie e speranze con le giovani generazioni.
In questa situazione rivolgiamo un appello alla politica nazionale e locale, alle imprese, alle associazioni di categoria, ai sindacati, oltre che a tutti coloro che hanno a cuore la gioventù e il futuro della nostra città e nazione di fare qualcosa, prima che sia troppo tardi.
Durante la visita pastorale ho l’opportunità di incontrare la gente anche per strada e di andare per il territorio, fino alle zone più nascoste. Mi spiace vedere zone trascurate, a volte abbandonate, che diventano ricettacolo di rifiuti e pericolosi rifugi divandali.
La collaborazione dei cittadini, dei negozianti e delle associazioni civili e religiose nell’abbellimentodella città in occasione delle feste natalizie (luminarie, alberi di Natale, presepi, dotazione di vasi e piante, ecc.) indica che i ternani vogliono una città bella e vivibile e sono disposti a fare anche dei sacrifici di natura economica e a cambiare abitudini.
Occorre che in questo tempo di emergenza si stimolino e si coordino le forze migliori, cittadini, associazioni e amministratori per un impegno continuativo per rendere bella e vivibile la nostra città. E’ vero che la situazione di dissesto amministrativonon consente di fare molte cose, ma alcune si possono fare e soprattutto auspichiamo che la crisi non pesi solo su alcuni, non schiacci i più poveri.
La politica è l’arte di amministrare la città, promuovendo il bene comune, il bene di tutti e non di una parte, favorendo il dialogo e recependo gli stimoli e le proposte buone da chiunque vengano.
Negli ultimi tempi è maggiormente percepibile, in alcune frange di cittadini e di politici uno scadimento nel dialogo e nelle relazioni interpersonali, una perdita del senso di umanità nei rapporti con il prossimo, inteso come persone che ci sono accanto o quelle descritte da Gesù nel Buon samaritano. Il timore per la propria sicurezza, la paura dell’estraneo e del diverso, lo stato di precarietà economica e sociale stanno facendo perdere quella lucidità mentale e quel coraggio civico che porta ad affrontare i problemi con razionalità, intelligenza, solidarietà e compassione. E’ in atto una guerra tra poveri, fomentata da proclami miracolistici e nella quale stiamo perdendo anche quel senso di famiglia e di solidarietà che ha sempre contraddistinto il popolo italiano e la nostra Terni e che potrebbe contribuire a risolvere responsabilmente i problemi.
Ancora una volta non possiamo tacere il tema dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti e dei richiedenti asilo, che purtroppo non governato in maniera adeguata, sta diventando fortemente divisivo sia per la complessità della sua conduzione sia per la violenza di un vento decisamente contrario alla umana pietà e anche ad una ragionevole soluzione.
Siamo consapevoli di essere inadeguati a risolvere il problema, che tuttavia non è un problema di Chiesa o dell’Europa. Le persone che oggi sono tra noi, sono una emergenza e un problema che riguarda tutti i cittadini, ciascuno secondo il grado delle sue responsabilità e va trattato non con diktat, ma con ragionevolezza, con politiche intelligenti, mosse dal diritto intriso di umanità e anche un pizzico di misericordia, da parte di Autorità e cittadini.
Non posso non fare appello al senso di umanità dei cittadini, cristiani e non, anche in vista di evitare situazioni di ulteriori disagi per tutti.