La Consulta ecclesiale degli organismi socio assistenziali della diocesi di Terni Narni Amelia (Caritas diocesana, Ordine francescano secolare, Acli, Unitalsi, Cappellania Ospedale, San Vincenzo de’ Paoli, Comunità di Sant’Egidio, parrocchia di Santa Maria del Rivo, Banco Alimentare, Cif provinciale, Movimento per la Vita, La Gioia di vivere, Scout Agesci), coordinata dalla Caritas diocesana e presieduta dal vicario episcopale per la Carità mons. Paolo Carloni, si è interrogata sui motivi che hanno spinto la Regione Umbria a sospendere il bando di assegnazione delle case popolari Ater (riferimento bando Comune di Terni Dipartimento Promozione Sistema Formativo e Sociale, determinazione del dirigente numero 3763 del 17/11/2016).
Questa scelta, di fatto, ha condannato nei nostri territori decine di nuclei familiari con bambini e anziani duramente e lungamente provati e scossi dall’emergenza abitativa, a ritrovarsi ulteriormente sospesi e delusi da una tale scelta caduta dall’alto e che sembra aver vanificato il loro percorso e impegno anche economico verso l’acquisizione di una casa popolare, sollecitato dagli stessi servizi ed enti sociali e comunali preposti. Secondo la Consulta non è ammissibile giustificare la sospensione del bando, e conseguente negazione delle abitazioni a quanti ne hanno oltre che diritto estrema urgenza, appellandosi, come è accaduto, all’altro gravissimo e straordinario evento del terremoto che ha colpito il centro Italia.
Tutti i bisognosi hanno diritto di ricevere un adeguato aiuto da quanti sono in una condizione di maggiore benessere e ancor più da quanti sono preposti al loro servizio e aiuto. Oggi ci ritroviamo di fatto, a diversi mesi dal decreto di sospensione e rinvio a data indefinita del bando suddetto, con decine di nuclei familiari con bambini e genitori anziani e disabili in emergenza abitativa, che sono in attesa di una casa spesso con il peso di uno sfratto causato da mancanza di lavoro e di fonti economiche.
E ancora costatiamo che le varie “case d’accoglienza” per persone indigenti sono piene di questi casi, che accolti con un progetto abitativo dal bando incoraggiato e garantito, ora sono bloccati nelle nostre strutture, impedendo la possibilità ad altri poveri bisognosi di accedere a tali prime accoglienze d’emergenza.
Pertanto, si invitano gli organi istituzionali competenti a trovare una soluzione rapida e consona alle esigenze dei nuclei danneggiati dalla sospensione del bando per non aggravare ulteriormente una situazione che è davvero critica, e che si aggrava di umiliazioni, debiti e disagi di giorno in giorno, e non a ritmi più lunghi propri dei rimandi burocratici.