Siamo radunati per dare l’ultimo saluto ad Alessandro. Istituzioni civili e militari, associazioni, amici, tutta la comunità cittadina ed ecclesiale si stringe attorno alla famiglia per vivere nella fede e nella speranza del Signore Risorto questo momento. Affidiamo la vita di Alessandro a Dio Padre perché lo accolga con misericordia in Paradiso.
Preghiamo per tutti i morti di Rigopiano, ma anche perché il Signore dia conforto ai familiari e benedica quanti hanno lavorato nei giorni passati in Abruzzo e in tanti altri luogo del Paese.
Dieci giorni addietro siamo stati spettatori attoniti e impauriti di una concentrazione di eventi concomitanti destabilizzanti e distruttivi, che hanno colpito l’Italia Centrale e la nostra regione. Il terremoto, la bufera di neve, la valanga si sono abbattuti con violenza inusuale e crudele sul piccolo hotel Rigopiano, trasformando una residenza, luogo di ospitalità per giorni di riposo, in emblema di una natura che si dimostra matrigna crudele, che divora e uccide i propri figli senza riguardo e distinzione alcuna.
A tanta crudele solidarietà di eventi malevoli e tragici si è corrisposto con una gara di solidarietà e generosità umana e civile impagabile. Migliaia di volontari della Protezione civile, di vigili del fuoco, forze dell’ordine, militari, esperti e persone comuni hanno collaborato, impreziosendo con il sacrificio della fatica, un aiuto svolto in condizioni dure: temperature rigide, impervietà del sito, delicatezza degli interventi, al buio e alla luce, sotto il pericolo di ulteriori slavine, con una grande speranza nel cuore per poter raggiungere, ancora vive, le vittime di tanto sincronismo distruttivo. Intervento straordinario!
Tutta la nostra Regione e la nostra città in particolare, storditi dalle ripetute ultime scosse di terremoto del 18 gennaio e preoccupati per coloro che erano stati sommersi dalla valanga abbattutasi sull’hotel Rigopiano, ci siamo stretti alla famiglia Riccetti, trepidanti per Alessandro. Si può dire che tutta la Nazione ha avuto gli occhi puntati verso quella vallata e ognuno, a modo suo, ha scandito il passare delle ore, l’avvicendarsi dei turni di lavoro dei volontari. Con la speranza nel cuore, ognuno ha manifestato vicinanza a quelle vittime, alla famiglia Riccetti: chi lavorando, chi scrivendo, chi polemizzando, chi pregando, chi avvicinando i familiari. Man mano che passavano i giorni abbiamo intensificato la preghiera, senza perdere la speranza.
Il Signore non ha esaudito le nostre richieste, ma ha accolto questo nostro fratello in una vita senza fine e darà conforto e consolazione ai familiari di Alessandro e quanti lo hanno amato.
In questo momento scorrono davanti ai nostri occhi tutte le vittime di questa tremenda tragedia.
Tutti noi, che siamo animati dalla Speranza, che viene da Dio, troviamo luce dalla Parola che abbiamo proclamato e dalla partecipazione al mistero pasquale di Gesù: la sua passione e morte, che ora replichiamo e attualizziamo nella Messa per Alessandro.
Ad una società che ha eliminato dal proprio orizzonte la prospettiva di Dio e del mondo nuovo e vive ripiegata a rincorrere nel frastuono e nella dissipazione quotidiana, i brevi anni dell’esistenza, insopportabile appare la morte, specie quella in giovane età. E’ vero, la morte è un mistero, mistero di dolore e di angoscia incomprensibile. Solo nell’orizzonte di Dio, che in Gesù ci libera e affranca dalla morte, possiamo avere conforto; e quella prospettiva di finitudine acquista il senso di una vita nuova, trasformata.
“Ai tuoi fedeli la vita non è tolta ma trasformata e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno viene preparata una abitazione eterna nel cielo”. Preghiamo nella Messa.
Una promessa che viene anticipata dal Profeta Isaia nella prima lettura:
7Egli strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre distesa su tutte le nazioni.
8Eliminerà la morte per sempre.
Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,
l’ignominia del suo popolo.
E san Giovani nell’Apocalisse rincara…
16Non avranno più fame né avranno più sete,
non li colpirà il sole né arsura alcuna,
17perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono,
sarà il loro pastore
e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi».
Cari fratelli, forse qualcuno penserà che queste sono parole di conforto, adatte per questo momento, per questa famiglia, attanagliata dal dolore. Ma poi in realtà tutto torna come prima e ci adattiamo alla dimenticanza, e ci rassegniamo ad una ineluttabile esistenza dall’orizzonte ravvicinato. No, cari fratelli. Due sono le provocazioni che la morte ci lancia.
La vita è troppo preziosa e breve per essere vissuta nella ubriacatura di ogni sorta di sensazione e di passeggera e inappagante emozione e sbalordimento.
La vita può avere un senso semplicemente umano, civile, sociale, che viene dal vivere con rettitudine la propria vocazione e professione con l’apporto a migliorare la società e il bene comune. A tale valore la fede nel Dio di Gesù Cristo dà una pienezza di realizzazione una proiezione di eternità.
Penso in questo momento al caro Alessandro e a quanto abbiamo saputo della sua vita e missione. Ha formato la sua personalità e si è arricchito con l’esperienza gioiosa oltre che nella famiglia anche nella comunità ecclesiale. Per dare senso alla sua esistenza ha affrontato tanti sacrifici con lo studio assiduo, anche accademico, con l’esperienza del lavoro anche all’estero, dove certo il desiderio di avventura non basta ad alleviare la solitudine e la nostalgia del proprio paese e degli amici. La professionalità conseguita gli ha consentito un lavoro dignitoso e onorevole. Ma la sorte avversa, la natura, che questa volta si è mostrata matrigna, hanno posto termine prematuramente alla sua vita.
Ma chi può dire “prematuramente”? E’ Dio che per il bene dei suoi figli stabilisce tempi e modi. A noi sta riconoscere che Dio fa bene ogni cosa, anche se non ne comprendiamo il senso.
Come è stato per Gesù, il figlio amato di Dio, che ha risposto all’amore del Padre, donando la sua vita per ogni uomo, per la creazione intera.
Dalle sue labbra, mentre era sulla croce, sono uscite parole di sconforto: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”.
Ma poi l’abbandono fiducioso in Dio: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”.
Il Vangelo ci dice che alcune donne, discepole di Gesù, dopo la morte di Gesù, si recarono al sepolcro e videro che la pietra era rotolata. Il sepolcro era una grotta, una spelonca la cui apertura veniva chiusa da una grande pietra.
Entrate nel sepolcro ebbero paura nel vedere una giovane seduto, vestito di una veste bianca: era un angelo del Signore.
Anche noi per giorni abbiamo cercato Alessandro in quel grande sepolcro, vestito di bianco, che era ormai l’hotel Rigopiano. Anche a noi è stato detto e oggi viene ripetuto: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E’ risorto, non è qui”.
Alessandro non è qui, egli vive con Gesù Risorto. Questa è la meravigliosa novità e la parola di conforto e di speranza che, in quest’ora di dolore e di distacco, ci viene annunciata.
Mi piace pensare Alessandro, in compagnia di Gesù, che nella Hall del Paradiso, continua il suo servizio, gentile, competente, multilingue di accoglienza di quanti con onestà, rettitudine e laboriosità hanno dato senso alla loro esistenza e ora ricercano un tempo di riposo, anzi un riposo eterno. In attesa di accogliere anche noi, familiari ed amici.
Nella Messa che celebriamo tutto questo viene chiesto al Signore e reso possibile da Gesù, che per noi ora muore e risorge.