Sabato 2 febbraio nella Cattedrale è stata celebrata la giornata della Vita Consacrata presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese con tutti i religiosi e religiose delle varie congregazioni, ordini e istituti religiosi presenti in diocesi.
La Chiesa celebra la Giornata Mondiale della Vita Consacrata il 2 febbraio, festa liturgica della Presentazione del Signore al Tempio. Istituita da Giovanni Paolo II nel 1997, vuole aiutare l’intera Chiesa a valorizzare sempre più la testimonianza delle persone che hanno scelto di seguire Cristo da vicino mediante la pratica dei consigli evangelici e, in pari tempo, vuole essere per le persone consacrate occasione propizia per rinnovare i propositi e ravvivare i sentimenti che devono ispirare la loro donazione al Signore.
“In questa giornata vogliamo ricordare alcuni suggerimenti di Papa Francesco, espressi nel libro-intervista “La forza della vocazione”. Riferendoci ora alla formazione permanente, nella Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica sembra di percepire una certa preoccupazione per casi di religiosi e religiose già professi, che abbandonano la vita consacrata o il ministero… Come sostenere la formazione permanente? In che modo aiutare a mantenere la vocazione nei momenti di crisi e di difficoltà? Torno ai quattro pilastri di cui abbiamo parlato prima: preghiera, vita comunitaria, studio e apostolato. Vanno sostenuti in queste quattro dimensioni, ma sempre accompagnati. Il religioso o la religiosa devono cercare di camminare con il compagno o la compagna di cammino più anziano, con maggiore esperienza. La compagnia è necessaria. È necessario chiedere anche la grazia di saper accompagnare, ascoltare.
Nella vita consacrata, molte volte, uno dei problemi più grandi nel quale si imbatte un superiore o una superiora provinciale è vedere che un fratello o una sorella è solo, cammina da solo. Che succede? Nessuno lo accompagna? In fondo, non si può crescere nella vita consacrata né essere formato, senza una persona che ti accompagni. Si deve fare in modo che nessun religioso o religiosa cammini da solo. E questo, evidentemente, non si improvvisa. È un’abitudine che va presa fin dal noviziato. È bene abituarsi a questo, perché se uno non ha una compagnia buona, può finire per trovarne una cattiva. Le persone sole non riescono a camminare. Una persona consacrata deve ricercare una compagnia di questo tipo, accettarla… una compagnia che gli faccia da contrasto, che sappia ascoltare. Forse non è facile incontrare la persona ideale, ma esiste sempre qualcuno che possa fare un po’ da «fratello maggiore», con cui poter parlare e confidarsi”.
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